Discussione:
La verità sulla strage di Falcone e Borsellino: Sono stati i comunisti ad ucciderli
(troppo vecchio per rispondere)
viscardi
2009-12-19 22:44:22 UTC
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Geronimo, alias Paolo Cirino Pomicino, nel suo libro bomba “Strettamente
Riservato”, fa alcune considerazioni. In pratica si sofferma su alcune
coincidenze molto preoccupanti.
Infatti, pare che Giovanni Falcone, avrebbe dovuto incontrare, qualche giorno
dopo la sua morte, il procuratore di Mosca Valentin Stepankov, che indagava
sull’uscita dalla Russia di grosse somme di denaro esistenti nelle casse del
PCUS.
Tutto confermato da Valentin Stepankov, il quale ha detto anche che, dopo la
morte di Falcone, nessuno gli ha mai più chiesto nulla.
Eppure Falcone aveva informato allora Andreotti che il suo interessamento era
stato sollecitato dal presidente Cossiga qualche mese prima. Falcone, venne
ucciso a Capaci, in una strage in cui furono utilizzati materiali abbastanza
insoliti per la mafia e più consueti, invece, per le centrali del terrorismo
internazionale.
Tutte le conoscenze che Falcone aveva sui flussi di denaro sporco passarono
allora a Paolo Borsellino che, a sua volta, secondo l’annuncio dato da Scotti
e Martelli in Tv, avrebbe dovuto assumere la guida della Procura nazionale
antimafia. Fu la sua condanna a morte. Due mesi dopo Borsellino saltò in aria
alla stessa maniera di Falcone.
Il Giornale il 3 novembre 2003, raccontava che Giovanni Falcone, il simbolo
della lotta alla mafia, prima di morire si stava occupando dei finanziamenti
del Pcus al Partito comunista italiano: o meglio del riciclaggio di soldi,
tanti soldi, che nella fase di dissolvimento dell’Urss lasciavano Mosca
attraverso canali riconducibili al Pci. Per questo motivo Falcone si era già
incontrato con l’allora procuratore generale russo Valentin Stepankov che su
questo stava concentrando tutta la sua attività. Falcone è stato ucciso alla
vigilia di un nuovo e decisivo incontro sollecitato dallo stesso Stepankov.
Ci sono telegrammi con oggetto : «Finanziarnenti del Pcus al Partito comunista
italiano».
L’ambasciatore Salleo comunica al Ministero a Roma: “Il Procuratore generale
della Federazione russa, Stepankov, mi ha fatto pervenire lettera con cui,
facendo riferimento a colloqui da lui a suo tempo avuti con i magistrati
Falcone e Giudiceandrea (ndr, il procuratore capo di Roma) mi informa della
sua intenzione di effettuare nel periodo 8-20 giugno p.ve una missione di
cinque giorni a Roma nel quadro della inchiesta sui finanziamenti del Pcus al
Partito comunista italiano”.
C’era solo un motivo per cui il magistrato russo sollecitava la collaborazione
di Giovanni Falcone; dopo averne apprezzato la competenza negli incontri
precedenti: Falcone era l’unico in grado di accertare l’eventuale
coinvolgimento della «criminalità organizzata internazionale», cioè della
mafia (o delle mafie), nel riciclaggio del tesoro sovietico.
Falcone, vale la pena ricordarlo, da poco più di un anno ricopriva il ruolo di
direttore generale degli Affari penali al ministero di Grazia e Giustizia. Era
stato chiamato da Claudio Martelli, allora Guardasigilli. Da quel momento
attorno gli era stato fatto il deserto. Quei mesi prima della strage di
Capaci, Falcone aveva visto bruciare la sua candidatura a procuratore
nazionale anti mafia dai suoi nemici al Palazzo di giustizia di Palermo e
dentro la magistratura: al Csm al momento di scegliere il «superprocuratore»
tre membri laici del Pds gli preferirono Agostino Cordova. I due governi, vale
sempre la pena di ricordare, presieduti da Giulio Andreotti dal ‘90 al ‘92,
con il ministro dell’Interno Enzo Scotti e i due ministri socialisti alla
Giustizia, prima Giuliano Vassalli e poi Martelli che aveva voluto Falcone al
suo fianco, avevano emanato un numero
impressionante di provvedimenti contro la mafia. Per ricordarne alcuni: dal
mandato di cattura per decreto legge che riportò dietro le sbarre i grandi
mafiosi del primo maxi processo istruito a Palermo dallo stesso Falcone, alle
norme anti-riciclaggio, al varo della Dna, la Direzione nazionale anti mafia.
Curiosamente gli uomini di questi due governi che più si erano esposti nella
guerra dichiarata dallo Stato alla mafia, con la sola eccezione di Vassalli,
saranno tutti travolti da Tangentopoli, e il premier, Andreotti, addirittura
accusato di essere il baciatore di Totò Riina, il puparo della mafia e il
mandante di un omicidio (quello di Mino Pecorelli).
Da quando Falcone aveva accettato l’incarico al ministero, Martelli si era
trovato a sostenere uno scontro pressoché quotidiano con il Consiglio
superiore della magistratura. Questo era il clima che ha avvelenato la vita di
Falcone, prima di Capaci. Racconta Enzo Scotti: «Lo aveva visto pochi giorni
prima che partisse per Palermo, era giù di tono. Era stanco e avvilito.
Finora degli incontri tra Falcone e il giudice Stepankov si era saputo per
sentito dire. Il primo a parlarne è stato l’ex ministro dc Cirino Pomicino nel
suo libro “Strettamente riservato” . «L’allora presidente della Repubblica
Francesco Cossiga » spiega Cirino Pomicino «mi ha raccontato che fu lui a
chiedere a Falcone
di indagare, su quel flusso di denaro del Pcus che usciva dall’ex Unione
sovietica ». Andreotti ha confermato di aver visto i «telegrammi
riservatissimi» giunti alla Farnesina nel maggio del ‘92. Adesso c’è la prova
documentale.
Nel primo, quello dell’11 maggio, è indicato con precisione il periodo in cui
Stepankov intendeva venire in Italia, tra «l’8 il 20 giugno», per indagare su
finanziamenti de Pcus, mafia e Pci. Il procuratore generale russo rispondeva
positivamente anche alla richiesta di assistenza giudiziaria avanzata dal
magistrati romani che indagavano su Gladio Rossa (inchiesta poi
frettolosamente archiviata).
Per l’incontro con Falcone non ci sarà tempo, poco prima delle 18,30 del 23
maggio una gigantesca carica di esplosivo lo ha fermato per sempre.
Del 27 maggio 1992, quattro giorni dopo la carneficina, è il secondo
telegramma «urgentissimo» e «riservatissimo»dall’ambasciata di Mosca alla
Farnesina, questa volta firmato da Girardo. Valentin Stepankov non può far
altro che esprimere l’«amarezza» e il «profondo dolore », e prega di portare
le condoglianze ai parenti delle vittime. Ma tramite la nostra ambasciata,
dopo aver sottolineato come fosse stato in programma di lì a poco il loro
incontro, Stepankov non rinuncia a ricordare Falcone «quale degno cittadino
dell’Italia, uomo di alto impegno professionale e morale».
Peccato che i due telegrammi «urgentissimi» non abbiano mai attirato
l’attenzione della commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Luciano
Violante e Vice presieduta dal democristiano Paolo Cabras: nel ‘93 preferirono
mettere sotto processo la Dc e Giulio Andreotti.
E oggi si vuole accusare Silvio Berlusconi e i suoi fedelissimi. Ma allora
tutta la storia, perché è di storia che stiamo parlando non di leggenda, che
fine ha fatto?
Allora è vero che c’è una regia politica dietro tutta la vicenda Spatuzza &
Co.
Purtroppo stavolta non ci sono Falcone e Borsellino, magistrati veri ed
imparziali, ci sono solo quelli che come allora accusarono a vuoto Andreotti;
ma adesso chi saltarà in aria? E chi lo farà, visto che l’unione sovietica è
morta?
Ma non è morto anche il comunismo? O ci sono i residui bellici ancora vivi?
Lascio al lettore analizzare le notizie storiche che mi sono permesso di
riportare in questo articolo.

Gennaro Ruggiero - www.gennaroruggiero.com

(alcune fonti da “Strettamente Riservato” di Geronimo e Il Giornale Nuovo del
03/11/2003)
--
Questo articolo e` stato inviato dal sito web http://www.nonsolonews.it
a***@fastwebnet.it
2009-12-20 21:16:41 UTC
Permalink
Notizie depistanti :

Dall' omicidio di Vittorio Bachelet e l'altro di Antonio Varisco, chi
si è impossessato del controllo totale sulla magistratura, è stato un noto
servizio segreto mediorientale.

Un servizio segreto che inquina tutto il mondo, compresi gli USA, che ne
sono vittime come noi.

I suoi uomini sono dentro le istituzioni, e si richiamano alla Mafia,
ma in realtà dipendono dal gradino superiore.

Si noti che ai tempi di Varisco, un furto di documenti da Piazzale
Clodio, di cui era lui il responsabile, era fantascienza.

Oggi i fascicoli da Piazzale Clodio vanno e vengono : I Carabinieri
ormai non si fanno più ammazzare da nessuno....

Le cazzate sono tutt'altra cosa.
Geronimo, alias Paolo Cirino Pomicino, nel suo libro bomba "Strettamente
Riservato", fa alcune considerazioni. In pratica si sofferma su alcune
coincidenze molto preoccupanti.
Infatti, pare che Giovanni Falcone, avrebbe dovuto incontrare, qualche giorno
dopo la sua morte, il procuratore di Mosca Valentin Stepankov, che indagava
sull'uscita dalla Russia di grosse somme di denaro esistenti nelle casse
del
PCUS.
Tutto confermato da Valentin Stepankov, il quale ha detto anche che, dopo la
morte di Falcone, nessuno gli ha mai più chiesto nulla.
Eppure Falcone aveva informato allora Andreotti che il suo interessamento era
stato sollecitato dal presidente Cossiga qualche mese prima. Falcone, venne
ucciso a Capaci, in una strage in cui furono utilizzati materiali abbastanza
insoliti per la mafia e più consueti, invece, per le centrali del terrorismo
internazionale.
Tutte le conoscenze che Falcone aveva sui flussi di denaro sporco passarono
allora a Paolo Borsellino che, a sua volta, secondo l'annuncio dato da
Scotti
e Martelli in Tv, avrebbe dovuto assumere la guida della Procura nazionale
antimafia. Fu la sua condanna a morte. Due mesi dopo Borsellino saltò in aria
alla stessa maniera di Falcone.
Il Giornale il 3 novembre 2003, raccontava che Giovanni Falcone, il simbolo
della lotta alla mafia, prima di morire si stava occupando dei
finanziamenti
del Pcus al Partito comunista italiano: o meglio del riciclaggio di soldi,
tanti soldi, che nella fase di dissolvimento dell'Urss lasciavano Mosca
attraverso canali riconducibili al Pci. Per questo motivo Falcone si era già
incontrato con l'allora procuratore generale russo Valentin Stepankov che
su
questo stava concentrando tutta la sua attività. Falcone è stato ucciso alla
vigilia di un nuovo e decisivo incontro sollecitato dallo stesso Stepankov.
Ci sono telegrammi con oggetto : «Finanziarnenti del Pcus al Partito comunista
italiano».
L'ambasciatore Salleo comunica al Ministero a Roma: "Il Procuratore
generale
della Federazione russa, Stepankov, mi ha fatto pervenire lettera con cui,
facendo riferimento a colloqui da lui a suo tempo avuti con i magistrati
Falcone e Giudiceandrea (ndr, il procuratore capo di Roma) mi informa della
sua intenzione di effettuare nel periodo 8-20 giugno p.ve una missione di
cinque giorni a Roma nel quadro della inchiesta sui finanziamenti del Pcus al
Partito comunista italiano".
C'era solo un motivo per cui il magistrato russo sollecitava la
collaborazione
di Giovanni Falcone; dopo averne apprezzato la competenza negli incontri
precedenti: Falcone era l'unico in grado di accertare l'eventuale
coinvolgimento della «criminalità organizzata internazionale», cioè della
mafia (o delle mafie), nel riciclaggio del tesoro sovietico.
Falcone, vale la pena ricordarlo, da poco più di un anno ricopriva il ruolo di
direttore generale degli Affari penali al ministero di Grazia e Giustizia. Era
stato chiamato da Claudio Martelli, allora Guardasigilli. Da quel momento
attorno gli era stato fatto il deserto. Quei mesi prima della strage di
Capaci, Falcone aveva visto bruciare la sua candidatura a procuratore
nazionale anti mafia dai suoi nemici al Palazzo di giustizia di Palermo e
dentro la magistratura: al Csm al momento di scegliere il
«superprocuratore»
tre membri laici del Pds gli preferirono Agostino Cordova. I due governi, vale
sempre la pena di ricordare, presieduti da Giulio Andreotti dal '90 al
'92,
con il ministro dell'Interno Enzo Scotti e i due ministri socialisti alla
Giustizia, prima Giuliano Vassalli e poi Martelli che aveva voluto Falcone al
suo fianco, avevano emanato un numero
impressionante di provvedimenti contro la mafia. Per ricordarne alcuni: dal
mandato di cattura per decreto legge che riportò dietro le sbarre i grandi
mafiosi del primo maxi processo istruito a Palermo dallo stesso Falcone, alle
norme anti-riciclaggio, al varo della Dna, la Direzione nazionale anti mafia.
Curiosamente gli uomini di questi due governi che più si erano esposti nella
guerra dichiarata dallo Stato alla mafia, con la sola eccezione di Vassalli,
saranno tutti travolti da Tangentopoli, e il premier, Andreotti, addirittura
accusato di essere il baciatore di Totò Riina, il puparo della mafia e il
mandante di un omicidio (quello di Mino Pecorelli).
Da quando Falcone aveva accettato l'incarico al ministero, Martelli si era
trovato a sostenere uno scontro pressoché quotidiano con il Consiglio
superiore della magistratura. Questo era il clima che ha avvelenato la vita di
Falcone, prima di Capaci. Racconta Enzo Scotti: «Lo aveva visto pochi giorni
prima che partisse per Palermo, era giù di tono. Era stanco e avvilito.
Finora degli incontri tra Falcone e il giudice Stepankov si era saputo per
sentito dire. Il primo a parlarne è stato l'ex ministro dc Cirino Pomicino
nel
suo libro "Strettamente riservato" . «L'allora presidente della Repubblica
Francesco Cossiga » spiega Cirino Pomicino «mi ha raccontato che fu lui a
chiedere a Falcone
di indagare, su quel flusso di denaro del Pcus che usciva dall'ex Unione
sovietica ». Andreotti ha confermato di aver visto i «telegrammi
riservatissimi» giunti alla Farnesina nel maggio del '92. Adesso c'è la
prova
documentale.
Nel primo, quello dell'11 maggio, è indicato con precisione il periodo in
cui
Stepankov intendeva venire in Italia, tra «l'8 il 20 giugno», per indagare
su
finanziamenti de Pcus, mafia e Pci. Il procuratore generale russo rispondeva
positivamente anche alla richiesta di assistenza giudiziaria avanzata dal
magistrati romani che indagavano su Gladio Rossa (inchiesta poi
frettolosamente archiviata).
Per l'incontro con Falcone non ci sarà tempo, poco prima delle 18,30 del
23
maggio una gigantesca carica di esplosivo lo ha fermato per sempre.
Del 27 maggio 1992, quattro giorni dopo la carneficina, è il secondo
telegramma «urgentissimo» e «riservatissimo»dall'ambasciata di Mosca alla
Farnesina, questa volta firmato da Girardo. Valentin Stepankov non può far
altro che esprimere l'«amarezza» e il «profondo dolore », e prega di
portare
le condoglianze ai parenti delle vittime. Ma tramite la nostra ambasciata,
dopo aver sottolineato come fosse stato in programma di lì a poco il loro
incontro, Stepankov non rinuncia a ricordare Falcone «quale degno cittadino
dell'Italia, uomo di alto impegno professionale e morale».
Peccato che i due telegrammi «urgentissimi» non abbiano mai attirato
l'attenzione della commissione parlamentare Antimafia, presieduta da
Luciano
Violante e Vice presieduta dal democristiano Paolo Cabras: nel '93
preferirono
mettere sotto processo la Dc e Giulio Andreotti.
E oggi si vuole accusare Silvio Berlusconi e i suoi fedelissimi. Ma allora
tutta la storia, perché è di storia che stiamo parlando non di leggenda, che
fine ha fatto?
Allora è vero che c'è una regia politica dietro tutta la vicenda Spatuzza
&
Co.
Purtroppo stavolta non ci sono Falcone e Borsellino, magistrati veri ed
imparziali, ci sono solo quelli che come allora accusarono a vuoto Andreotti;
ma adesso chi saltarà in aria? E chi lo farà, visto che l'unione sovietica
è
morta?
Ma non è morto anche il comunismo? O ci sono i residui bellici ancora vivi?
Lascio al lettore analizzare le notizie storiche che mi sono permesso di
riportare in questo articolo.
Gennaro Ruggiero - www.gennaroruggiero.com
(alcune fonti da "Strettamente Riservato" di Geronimo e Il Giornale Nuovo
del
03/11/2003)
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Questo articolo e` stato inviato dal sito web http://www.nonsolonews.it
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