.sergio.
2008-07-15 10:31:44 UTC
LE INFO SU CUBA ? CE LE DANNO "LORO''
M.Castagnedi
Per "loro" intendiamo gli inviati dei giornali italiani a Cuba, veloci e
velocissimi, spesso alla loro prima e magari unica volta e spesso senza
conoscere che due parole della lingua "locale", lo spagnolo (parlato nel
mondo da quasi mezzo miliardo di persone!). Qualcuno penserà che noi
insistiamo troppo in questa polemica sulla caterva di errori e inesattezze
su Cuba presenti costantemente sui giornali italiani, ma seguiamo una
equazione che non ci sembra secondaria o inutile. Cioè,che se "i famosi
inviati" sbagliano tanti dettagli, particolari, luoghi, e fatti nei loro
frettolosi articoli da Cuba, come faranno poi a conoscere, comprendere e
comunicare correttamente le cose importanti e gli avvenimenti
fondamentali di Cuba? Insistiamo che solo i corrispondenti stabili
(aboliti dalla stampa italiana a Cuba) sono in condizione di esaminare
correttamente e più in profondità le cose cubane. Esempi variati vengono
dalla ridda di "articoli di viaggio" usciti a fine aprile e primi maggio
su diverse testate italiane. Proviamo ad analizzarne alcuni, dove le
sviste sono secondo noi illuminanti.
Grande clamore, a fine aprile negli splendidi giardini dell'hotel Nacional
dell'Avana: lo stilista Rocco Barocco, famoso disegnatore di moda
napoletano, realizza una sontuosa sfilata di moda. Il "Corriere" invia
subito una sua esperta di moda, la signora Paola Pollo, che intervista
Barocco e gli dice un : "Possibile?" quando lo stilista dichiara che tutte
le numerose modelle, belle e brave, sono cubane. L'esperta sembra
incredula. Eppure a Cuba quasi in ogni albergo delle spiagge di Varadero,
per esempio,ogni settimana si organizzano sfilate di moda e all'Avana, nel
cabaret La Maison (7.ma avenida, quartiere Playa), ne fanno spessissimo,
noi ne vedemmo una sin dal 1988, vent'anni fa! "Certo- spiega Rocco
Barocco alla giornalista esperta di moda- a Cuba ci sono scuole molto
valide per molti settori, e anche in quello della moda". Ma l'inviata
speciale Pollo già che c'è va oltre la moda. Sotto la foto del "Monte de
las banderas" (una piazza piccola inaugurata nel gennaio 2006 proprio
davanti al palazzo degli Usa sul lungomare) Il Corriere scrive che si
tratta della "Tribuna Josè Martì" (che in realtà è un'altra piazza 150
metri distante ed è stata inaugurata nel gennaio del 2000). Entrambe le
piazze vengono definite storiche e luoghi sacri del comunismo cubano "dove
Fidel Castro tiene i suoi discorsi", scrive il quotidiano italiano (lì ne
avrà tenuti non più di dieci e la vera piazza storica dell'Avana è la
enorme plaza de la Revolucion distante 4 chilometri dal lungomare).
Inoltre Fidel, dopo la grave malattia, non ha più tenuto discorsi pubblici
a Cuba da quasi due anni. Lo sapranno in redazione? Perchè scrivono
"tiene" i suoi discorsi?
Ma la sagra continua e dall'esperta di moda, gentile signora Paola Pollo,
passiamo al dottor Rocco Cotroneo- che dovrebbe essere esperto di Cuba-
essendo, da Rio de Janeiro, il corrispondente dello stesso Corriere della
Sera per tutta l'America latina. Dunque, il corrispondente si muove dal
Brasile diretto all'Avana per testimoniare i grandi e avanzati mutamenti
che sarebbero introdotti da Raul Castro. Il reportage di Cotroneo appare
in varie pagine e molte foto sul "Magazine" del Corriere a fine aprile col
disinvolto titolo "Cuba, la rivoluzione viaggia in spider" laddove una
bella ragazza appare fotografata nella plaza del Capitolio de L'Avana alla
guida di una decappottabile con telefonino e dvd. Anche in questo articolo
gli spunti per noi sono tanti. Ne scegliamo solo alcuni. Dice Cotroneo che
a Cuba " la tv è inguardabile" e " la scuola cade a pezzi". Ma a cosa si
riferisce il noto giornalista? Forse per un lapsus parla della tv e della
scuola italiane? Perchè se c'è una scuola a pezzi è quella nostra
(dispersione scolastica del 40 per cento tra elementari e liceo) mentre a
Cuba gli studenti seguono 10 anni di corsi al 98 per cento. E se c'è una
nota tv-spazzatura, a parte rarità come Report della Gabanelli, è sempre
la nostra (specie adesso che comincia la programmazione estiva strapiena
di repliche e fondi di magazzino). La tv cubana è di buon e decoroso
livello, 5 reti nazionali più Telesur che trasmette da tutta l'America
latina. Poi l'inviato si riferisce alle "proibizioni" per internet a Cuba.
Peccato che alla pag. 50 del suo stesso reportage c'è una grande foto con
alcuni giovani cubani e la didascalia dice: " Studenti navigano in
internet da un Cybercafè vicino alla piazza del Campidoglio all'Avana".
Certo, lo conosciamo è un vasto ufficio postale con numerose postazione
computer. Lo abbiamo talvolta utilizzato anche noi. E ce ne sono altri
all'Avana, per esempio al Vedado all'incrocio tra Linea y Paseo: 15
computer a disposizione e a costo di un quinto di quelli degli hotel.
Continua la presunta "lista nera" cubana del reportage. Scrive l'inviato
che finalmente i cubani possono accedere agli alberghi per stranieri
(coppie e intere famiglie da noi viste gia due anni fa e che pagavano in
"moneda nacional", cioè pesos semplici, non i pesos equiparati al dollaro
Usa ).Chi vuole può verificare all'hotel Los Delfines di Varadero, per
esempio. E le citate difficoltà per i viaggi all'estero dei cubani? Sia
chiaro che in realtà l'immigraciòn cubana concede ben 11 mesi di uscita
per i visti turistici, i più utilizzati dai cubani, e caso mai sono le
ambasciate europee, Italia e Spagna in testa, che li negano o li limitano
a solo uno o due mesi di permanenza. E ancora sui telefonini, che
sarebbero la gran novità odierna. Le code per l'acquisto noi le vedevamo
gia quattro anni fa all'Avana fuori dai negozi della concessionaria
"Cubacell". E così a colpi di inesattezze sfila il reportage del
"Magazine" in cui la testimonianza più sincera è quella di Claudio Magris,
importante scrittore italiano presente alla Fiera del libro de L'Avana.
Dice Magris: "non sono certo un esperto di Cuba (...) e ogni mia
impressione è quindi azzardata ". Beata onestà dello scrittore quando
esistono giornalisti italiani che scrivono e sentenziano su Cuba senza
esserci mai stati nemmeno per un solo giorno.
Per qualche giorno a Cuba c'è stato un nuovo inviato (l'ennesimo) di
"Repubblica", Guido Rampoldi, che il 30 aprile firma un vasto reportage
dove gli svarioni piccoli e grandi sono tanti. Ne prendiamo solo uno,
molto significativo. Laddove l'illustre Rampoldi vuole citare una frase
molto storica di Fidel Castro, quando il Comandante rivelò pubblicamente
per la prima volta il carattere socialista irreversibile della rivoluzione
cubana. Il discorso si tenne all'Avana in aprile del 1961, scrive
Rampoldi, e precisa che fu all'incrocio tra le strade 23 e 12. Ma, chissa'
perchè, l'inviato insiste nel segnalare che lì vicino c'erano i magazzini
Woolshworth (e sai chissenefrega!). Però non cita che a 100 metri c'è il
cimitero di Colòn dove era diretto il corteo comiziale. Sì, perchè quel
giorno si celebravano i funerali degli otto morti provocati dal
bombardamento di aerei della Cia del giorno prima, 15 aprile, e il giorno
dopo, 17 aprile, avvenne il famoso e storico attacco alla Baia dei Porci
con la tentata invasione di Cuba da parte di 1500 mercenari armati dalla
Cia, poi sconfitti dai cubani in 72 ore. E' dunque strepitosamente
vergognoso che l'inviato non citi l'attacco armato contro Cuba che era poi
la vera causa della dichiarazione di Fidel che così si schierò con
l'Unione Sovietica. La domanda è: se vuole citare quel giorno e quella
frase, come fa Rampoldi poi a "dimenticarne" il contesto? Conosce
Rampoldi, almeno a spanne, la storia di Cuba (l'attacco alla Baia dei
Porci è noto a tutto il mondo!). Chissà, vai a sapere cosa frulla nelle
teste degli inviati della stampa italiana a Cuba. Ma alla fine
dell'articolo lo stesso inviato rivela di avere con sé un interprete, al
quale chiede ripetutamente chiarificazioni. Pure l'interprete aveva ! Così
si perde un'altra percentuale di dettagli e particolari (è un fatto
fisiologico quando si ha anche il filtro di un interprete). Insomma non
citano i fatti della Baia dei Porci e di Playa Giròn e confessano che
hanno pure l'interprete. Manco lo spagnolo sanno! Pochi giorni, di corsa
e in queste condizioni. Per forza ne esce una informazione su Cuba
prevenuta, poco corretta, poco credibile e non accettabilmente informata.
E' dimostrato.
Infine, Domenica 15 giugno, La Repubblica, il quotidiano più ostile a Cuba
in Europa,pubblica un secondo reportage del nuovo inviato Guido Rampoldi
(e il decrepito Carlos Franqui anticastrista di professione e il
pittoresco inviato Omero Ciai li hanno pensionati ?). E' quindi necessaria
una conclusiva replica. Questa. Il nuovo articolo riprende e ripete i temi
precedenti. L'Avana, la capitale dove vive un quarto dei cubani, le
difficoltà vere o presunte rispetto a produzione, servizi, desiderio di
consumi ecc. Ma dov'è questa volta il "bidone", "la sola" ? Sta nelle 5
foto che corredano il pezzo. Chissà perchè sono foto tratte da un libro
del fotografo Francesco Gattoni, tutte foto in campagne sperdute e
periferie di paesini e non si sa di quanti anni fa. Ma come, l'articolista
parla tanto della gente, del popolo, dei giovani scalpinati delle nuove
generazioni, delle famiglie dell'Avana, e allora perchè il giornale non
mette delle foto reali, attuali,metropolitane. Per esempio di centri
commerciali tipo il Carlos III o La galeria Paseo per vedere se sono vuoti
o pieni (sono pieni, sono pieni di gente che compra e che paga in pesos
convertibili...), oppure foto di uno dei tremila tra pullman e
super-autobus di marca cinese Yutong comprati e messi in esercizio da Cuba
negli ultimi due anni, oppure foto di uno dei duemila gruppi elettrogeni
affiancati alle centrale termoelettriche che hanno permesso la rivoluzione
energetica degli ultimi tre anni, oppure del fatto che il popolo cubano
può vantare una lunghezza della vita media record nel continente di 77,7
anni(pensate meno di tre anni della tanto strombazzata e orgogliosa media
italiana che è di 80,4 anni). No,invece a corredare l'articolo ci vanno a
mettere foto di non si sa quando scattate in angoli sperduti delle più
povere campagne contadine. Ecco anche questa è una scelta che ha un suo
preciso obiettivo mediatico più o meno subliminale. Una scelta scorretta
col suo solito risultato: disinformativo.
M.Castagnedi
Per "loro" intendiamo gli inviati dei giornali italiani a Cuba, veloci e
velocissimi, spesso alla loro prima e magari unica volta e spesso senza
conoscere che due parole della lingua "locale", lo spagnolo (parlato nel
mondo da quasi mezzo miliardo di persone!). Qualcuno penserà che noi
insistiamo troppo in questa polemica sulla caterva di errori e inesattezze
su Cuba presenti costantemente sui giornali italiani, ma seguiamo una
equazione che non ci sembra secondaria o inutile. Cioè,che se "i famosi
inviati" sbagliano tanti dettagli, particolari, luoghi, e fatti nei loro
frettolosi articoli da Cuba, come faranno poi a conoscere, comprendere e
comunicare correttamente le cose importanti e gli avvenimenti
fondamentali di Cuba? Insistiamo che solo i corrispondenti stabili
(aboliti dalla stampa italiana a Cuba) sono in condizione di esaminare
correttamente e più in profondità le cose cubane. Esempi variati vengono
dalla ridda di "articoli di viaggio" usciti a fine aprile e primi maggio
su diverse testate italiane. Proviamo ad analizzarne alcuni, dove le
sviste sono secondo noi illuminanti.
Grande clamore, a fine aprile negli splendidi giardini dell'hotel Nacional
dell'Avana: lo stilista Rocco Barocco, famoso disegnatore di moda
napoletano, realizza una sontuosa sfilata di moda. Il "Corriere" invia
subito una sua esperta di moda, la signora Paola Pollo, che intervista
Barocco e gli dice un : "Possibile?" quando lo stilista dichiara che tutte
le numerose modelle, belle e brave, sono cubane. L'esperta sembra
incredula. Eppure a Cuba quasi in ogni albergo delle spiagge di Varadero,
per esempio,ogni settimana si organizzano sfilate di moda e all'Avana, nel
cabaret La Maison (7.ma avenida, quartiere Playa), ne fanno spessissimo,
noi ne vedemmo una sin dal 1988, vent'anni fa! "Certo- spiega Rocco
Barocco alla giornalista esperta di moda- a Cuba ci sono scuole molto
valide per molti settori, e anche in quello della moda". Ma l'inviata
speciale Pollo già che c'è va oltre la moda. Sotto la foto del "Monte de
las banderas" (una piazza piccola inaugurata nel gennaio 2006 proprio
davanti al palazzo degli Usa sul lungomare) Il Corriere scrive che si
tratta della "Tribuna Josè Martì" (che in realtà è un'altra piazza 150
metri distante ed è stata inaugurata nel gennaio del 2000). Entrambe le
piazze vengono definite storiche e luoghi sacri del comunismo cubano "dove
Fidel Castro tiene i suoi discorsi", scrive il quotidiano italiano (lì ne
avrà tenuti non più di dieci e la vera piazza storica dell'Avana è la
enorme plaza de la Revolucion distante 4 chilometri dal lungomare).
Inoltre Fidel, dopo la grave malattia, non ha più tenuto discorsi pubblici
a Cuba da quasi due anni. Lo sapranno in redazione? Perchè scrivono
"tiene" i suoi discorsi?
Ma la sagra continua e dall'esperta di moda, gentile signora Paola Pollo,
passiamo al dottor Rocco Cotroneo- che dovrebbe essere esperto di Cuba-
essendo, da Rio de Janeiro, il corrispondente dello stesso Corriere della
Sera per tutta l'America latina. Dunque, il corrispondente si muove dal
Brasile diretto all'Avana per testimoniare i grandi e avanzati mutamenti
che sarebbero introdotti da Raul Castro. Il reportage di Cotroneo appare
in varie pagine e molte foto sul "Magazine" del Corriere a fine aprile col
disinvolto titolo "Cuba, la rivoluzione viaggia in spider" laddove una
bella ragazza appare fotografata nella plaza del Capitolio de L'Avana alla
guida di una decappottabile con telefonino e dvd. Anche in questo articolo
gli spunti per noi sono tanti. Ne scegliamo solo alcuni. Dice Cotroneo che
a Cuba " la tv è inguardabile" e " la scuola cade a pezzi". Ma a cosa si
riferisce il noto giornalista? Forse per un lapsus parla della tv e della
scuola italiane? Perchè se c'è una scuola a pezzi è quella nostra
(dispersione scolastica del 40 per cento tra elementari e liceo) mentre a
Cuba gli studenti seguono 10 anni di corsi al 98 per cento. E se c'è una
nota tv-spazzatura, a parte rarità come Report della Gabanelli, è sempre
la nostra (specie adesso che comincia la programmazione estiva strapiena
di repliche e fondi di magazzino). La tv cubana è di buon e decoroso
livello, 5 reti nazionali più Telesur che trasmette da tutta l'America
latina. Poi l'inviato si riferisce alle "proibizioni" per internet a Cuba.
Peccato che alla pag. 50 del suo stesso reportage c'è una grande foto con
alcuni giovani cubani e la didascalia dice: " Studenti navigano in
internet da un Cybercafè vicino alla piazza del Campidoglio all'Avana".
Certo, lo conosciamo è un vasto ufficio postale con numerose postazione
computer. Lo abbiamo talvolta utilizzato anche noi. E ce ne sono altri
all'Avana, per esempio al Vedado all'incrocio tra Linea y Paseo: 15
computer a disposizione e a costo di un quinto di quelli degli hotel.
Continua la presunta "lista nera" cubana del reportage. Scrive l'inviato
che finalmente i cubani possono accedere agli alberghi per stranieri
(coppie e intere famiglie da noi viste gia due anni fa e che pagavano in
"moneda nacional", cioè pesos semplici, non i pesos equiparati al dollaro
Usa ).Chi vuole può verificare all'hotel Los Delfines di Varadero, per
esempio. E le citate difficoltà per i viaggi all'estero dei cubani? Sia
chiaro che in realtà l'immigraciòn cubana concede ben 11 mesi di uscita
per i visti turistici, i più utilizzati dai cubani, e caso mai sono le
ambasciate europee, Italia e Spagna in testa, che li negano o li limitano
a solo uno o due mesi di permanenza. E ancora sui telefonini, che
sarebbero la gran novità odierna. Le code per l'acquisto noi le vedevamo
gia quattro anni fa all'Avana fuori dai negozi della concessionaria
"Cubacell". E così a colpi di inesattezze sfila il reportage del
"Magazine" in cui la testimonianza più sincera è quella di Claudio Magris,
importante scrittore italiano presente alla Fiera del libro de L'Avana.
Dice Magris: "non sono certo un esperto di Cuba (...) e ogni mia
impressione è quindi azzardata ". Beata onestà dello scrittore quando
esistono giornalisti italiani che scrivono e sentenziano su Cuba senza
esserci mai stati nemmeno per un solo giorno.
Per qualche giorno a Cuba c'è stato un nuovo inviato (l'ennesimo) di
"Repubblica", Guido Rampoldi, che il 30 aprile firma un vasto reportage
dove gli svarioni piccoli e grandi sono tanti. Ne prendiamo solo uno,
molto significativo. Laddove l'illustre Rampoldi vuole citare una frase
molto storica di Fidel Castro, quando il Comandante rivelò pubblicamente
per la prima volta il carattere socialista irreversibile della rivoluzione
cubana. Il discorso si tenne all'Avana in aprile del 1961, scrive
Rampoldi, e precisa che fu all'incrocio tra le strade 23 e 12. Ma, chissa'
perchè, l'inviato insiste nel segnalare che lì vicino c'erano i magazzini
Woolshworth (e sai chissenefrega!). Però non cita che a 100 metri c'è il
cimitero di Colòn dove era diretto il corteo comiziale. Sì, perchè quel
giorno si celebravano i funerali degli otto morti provocati dal
bombardamento di aerei della Cia del giorno prima, 15 aprile, e il giorno
dopo, 17 aprile, avvenne il famoso e storico attacco alla Baia dei Porci
con la tentata invasione di Cuba da parte di 1500 mercenari armati dalla
Cia, poi sconfitti dai cubani in 72 ore. E' dunque strepitosamente
vergognoso che l'inviato non citi l'attacco armato contro Cuba che era poi
la vera causa della dichiarazione di Fidel che così si schierò con
l'Unione Sovietica. La domanda è: se vuole citare quel giorno e quella
frase, come fa Rampoldi poi a "dimenticarne" il contesto? Conosce
Rampoldi, almeno a spanne, la storia di Cuba (l'attacco alla Baia dei
Porci è noto a tutto il mondo!). Chissà, vai a sapere cosa frulla nelle
teste degli inviati della stampa italiana a Cuba. Ma alla fine
dell'articolo lo stesso inviato rivela di avere con sé un interprete, al
quale chiede ripetutamente chiarificazioni. Pure l'interprete aveva ! Così
si perde un'altra percentuale di dettagli e particolari (è un fatto
fisiologico quando si ha anche il filtro di un interprete). Insomma non
citano i fatti della Baia dei Porci e di Playa Giròn e confessano che
hanno pure l'interprete. Manco lo spagnolo sanno! Pochi giorni, di corsa
e in queste condizioni. Per forza ne esce una informazione su Cuba
prevenuta, poco corretta, poco credibile e non accettabilmente informata.
E' dimostrato.
Infine, Domenica 15 giugno, La Repubblica, il quotidiano più ostile a Cuba
in Europa,pubblica un secondo reportage del nuovo inviato Guido Rampoldi
(e il decrepito Carlos Franqui anticastrista di professione e il
pittoresco inviato Omero Ciai li hanno pensionati ?). E' quindi necessaria
una conclusiva replica. Questa. Il nuovo articolo riprende e ripete i temi
precedenti. L'Avana, la capitale dove vive un quarto dei cubani, le
difficoltà vere o presunte rispetto a produzione, servizi, desiderio di
consumi ecc. Ma dov'è questa volta il "bidone", "la sola" ? Sta nelle 5
foto che corredano il pezzo. Chissà perchè sono foto tratte da un libro
del fotografo Francesco Gattoni, tutte foto in campagne sperdute e
periferie di paesini e non si sa di quanti anni fa. Ma come, l'articolista
parla tanto della gente, del popolo, dei giovani scalpinati delle nuove
generazioni, delle famiglie dell'Avana, e allora perchè il giornale non
mette delle foto reali, attuali,metropolitane. Per esempio di centri
commerciali tipo il Carlos III o La galeria Paseo per vedere se sono vuoti
o pieni (sono pieni, sono pieni di gente che compra e che paga in pesos
convertibili...), oppure foto di uno dei tremila tra pullman e
super-autobus di marca cinese Yutong comprati e messi in esercizio da Cuba
negli ultimi due anni, oppure foto di uno dei duemila gruppi elettrogeni
affiancati alle centrale termoelettriche che hanno permesso la rivoluzione
energetica degli ultimi tre anni, oppure del fatto che il popolo cubano
può vantare una lunghezza della vita media record nel continente di 77,7
anni(pensate meno di tre anni della tanto strombazzata e orgogliosa media
italiana che è di 80,4 anni). No,invece a corredare l'articolo ci vanno a
mettere foto di non si sa quando scattate in angoli sperduti delle più
povere campagne contadine. Ecco anche questa è una scelta che ha un suo
preciso obiettivo mediatico più o meno subliminale. Una scelta scorretta
col suo solito risultato: disinformativo.
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